Visitiamo le isole di Sant’Erasmo e San Francesco del Deserto a Venezia
Di Marco ZanusPrendendo la linea 13 del vaporetto dalle fondamenta Nove diretta a nordest si può raggiungere l’isola di Sant’Erasmo, una delle tante che formano Venezia e la seconda per estensione. Si trova al centro del triangolo turistico Murano, Burano, Punta Sabbioni ed è perciò una meta che consigliamo di visitare, soprattutto in estate, a chi viene a Venezia.
L’isola è circondata da rovine, tra cui la Torre Massimiliana (nella foto qui sotto), ricordo del periodo di dominazione austriaca. Ispirata a fortificazioni medievali, la torre – risalente al periodo 1830-40 e ideata dall’arciduca Massimiliano, ha una base poligonale di 25 metri di diametro. Veniva usata come alloggio e come magazzino militare.
Lontano dagli itinerari più scontati, Sant’Erasmo è stato per secoli “l’orto di Venezia”, celebrato per le sue pregiate primizie e, fino agli anni settanta, coltivato in ogni più piccolo appezzamento. Oggi le cose sono cambiate ma rimangono alcune caratteristiche, come il terreno sabbioso e salmastro che dà un sapore inconfondibile ai carciofi, raccolti anticipatamente, che prendono il nome di castraure. E a un gradevole vinello asprigno, a cui è dedicata anche la Sagra del mosto, ogni prima domenica di ottobre, una delle più popolari feste di Venezia.
Frequentatissima dai veneziani, anche per raccogliere nei vicini bassi fondali le capeonghe, i caparozzoli e altri molluschi o rilassarsi nella lingua di sabbia detta Bacan, quest’isola è protagonista, a fine maggio, di un’importante regata, quella di S.Erasmo, i cui gli atleti gareggiano per divertimento e per prepararsi alla più importante Regata Storica della prima domenica di settembre dove verranno premiate varie categorie di regatanti.
A poca distanza da Sant’Erasmo, nel verde dei cipressi secolari, sorge l’isola di San Francesco del Deserto (qui sopra), quattro ettari di relax e un convento che la tradizione vuole essere fondato dallo stesso San Francesco d’Assisi nel 1220, quando, di ritorno dalla Terrasanta, sostò in meditazione sull’isola.
Dopo la sua morte l’isola venne donata ai Frati Minori da Jacopo Michiel per fondarvi un convento. Ma due secoli dopo, attorno al 1400, l’isola fu abbandonata e divenne una polveriera per gli austriaci.
Solo nel 1858 il terreno venne donato alla Diocesi veneziana che acconsentì la rifondazione del monastero e il ritorno alla sua antica vocazione. Il monastero è tuttora attivo.
Come quasi tutti i luoghi della laguna anche San Francesco ha la sua leggenda, si narra infatti che una donna molto ricca, raggiunta l’isola per pregare, decise improvvisamente di cambiare vita e infilò un prezioso anello al dito della statua del Santo che lo piegò miracolosamente; da quel punto non fu più possibile toglierlo.
Purtroppo non ci sono mezzi pubblici per raggiungere l’isola, l’unico metodo per visitarla è rivolgervi ai frati francescani, prenotando in anticipo al numero 041 5286863 una barca che vi verrà a prendere a Burano.
Marco Zanus
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