Vacanze a Bali, l’isola degli dei in Indonesia
Di Nicoletta A.Per certi versi Bali è soltanto una tra le 20.000 isole sparse in Indonesia. Ma per altri versi non ha paragoni. Ha sempre goduto di un successo particolare tra i visitatori per il fatto di essere non solo particolarmente florida e bella, ma anche intrinsecamente “dolce”: merito di una natura armoniosa e paradisiaca, di un’arte di altissimo livello e della profonda religiosità che contraddistingue i suoi abitanti, ben conosciuti per la gentilezza del loro modo di essere, pronti a ospitare in qualsiasi periodo dell’anno gente proveniente da ogni angolo del mondo.
La vegetazione tropicale copre parte dell’isola come una sorta di tappeto a trama fitta, mentre le risaie perfettamente coltivate e irrigate con un sistema di canali alimentati dall’alto paiono un mantello vellutato. Le spiagge bianche bagnate dalle acque cristalline dell’Oceano Indiano sono incastonate all’interno di meravigliose baie. Bali è anche la mecca di molti amanti del surf, perché le altissime onde del suo mare portano grande divertimento e gioia. Il desiderio di molti è venire qui per riuscire a cavalcare “l’onda perfetta”.
Anche se il turismo ha portato nell’isola un profondo sconvolgimento dell’economia, un tempo basata quasi esclusivamente sulla coltivazione del riso e oggi invece per larga parte dedicata all’ospitalità verso i visitatori, gli abitanti non hanno abbandonato la loro identità e il tipico approccio alla vita tramandato nei secoli, fatto di riti, processioni e credenze religiose: offerte mattutine agli dèi in uno dei 20.000 templi dell’isola, cerimonie di purificazione, processioni e molte altre feste speciali. La religione dei balinesi è un mix tra induismo e animismo, incentrato sull’incessante ciclo delle rinascite, in un mondo dominato dagli opposti come bene e male, entrambi necessari per l’armonia. Ogni casa a Bali possiede un tempio e ogni villaggio ne ha ben tre, senza contare gli importanti edifici religiosi sparsi nelle isole in mezzo al mare, sui laghi, in montagna. Le statue che si vedono nei tempi hanno l’aspetto spaventoso, infatti sono scolpite per allontanare gli spiriti funesti. Nei templi possono entrare soltanto coloro che praticano l’induismo, a patto di portare offerte e offrire le loro lunghe preghiere.
Al di fuori dei luoghi sacri, Bali ha tutte le caratteristiche dei paesi asiatici: villaggi animati da caotici mercati locali traboccanti di frutta esotica, strade trafficatissime e guidatori di infiniti motorini ben poco disciplinati, laboratori artigiani per la filatura e la tessitura di stoffe. In particolare, la strada che unisce Denpasar e Ubud taglia l’isola con i suoi 26 chilometri di lunghezza e sembra una lunga galleria d’arte: infatti è chiamata “la strada degli artigiani”. Qui, come in molti altri villaggi dell’isola si trovano atelier di pittori, intagliatori, orafi, decoratori di tessuti con la tecnica batik.
Non si può parlare di Bali senza citare la danza, una forma artistica profondamente radicata nel tessuto sociale balinese. Le movenze, le forme e perfino il trucco hanno lo scopo di allietare gli dèi: per questo le tradizioni sono codificate da secoli e tramandati di generazione in generazione. La danza più nota è chiamata barong e simboleggia l’eterno conflitto tra il bene e il male (che ha la forma di un drago con una criniera da leone) che termina senza vinti né vincitori. La tipica musica balinese è suonata dalle orchestre gamelan, costituite da strumenti a percussione suonati da soli uomini.
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