Norba: splendida roccaforte romana dove il tempo si è fermato al I secolo a.C.

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Oggi facciamo contenti gli appassionati di archeologia portandovi a Norba, una tappa imprescindibile per chiunque intraprenda un itinerario nei monti Lepini, vero e proprio paradiso di storia e di natura in provincia di Latina. Il parco archeologico di Norba spunta tra le alture laziali, con le sue mura ciclopiche e tante interessantissime tracce di una vita relativamente breve, ma intensa. Infatti Norba fu fondata nell’VIII secolo a.C. e abitata per i successivi sette secoli, raggiungendo il massimo splendore durante le guerre dell’età repubblicana, quando era considerata una roccaforte inespugnabile. Risalgono proprio a quel periodo le vestigia architettoniche di prestigiose domus private impreziosite da decorazioni e mosaici, e quelle di maestosi edifici pubblici, come le terme.

Norba appartenne inizialmente alla Lega latina, che era nemica di Roma nel V secolo, ma poi, grazie alla posizione strategica elevata e alle mura possenti divenne un avamposto per gli stessi romani, raggiungendo il massimo fulgore verso il II secolo a.C. Quando iniziò la guerra civile tra Mario e Silla, Norba si schierò dalla parte del primo, la cui sconfitta portò con sé dure conseguenze per la città, infine espugnata e distrutta. Molti abitanti preferirono il suicidio alla cattura, mentre altri si trasferirono nella vicina città di Ninfa.

Il centro di Norba fu scarsamente abitato nei secoli successivi e nel medioevo, anche per via della pericolosa malaria imperante nella zona.

Che cosa vedere a Norba?

Sicuramente bisogna partire dalle mura ciclopiche, a disposizione poligonale: sono il vero emblema dell’antica città. Questo perimetro in pietra aveva in origine quattro porte principali. Una porzione delle mura, costituite da enormi blocchi, è tuttora ben visibile, e include una massiccia torre quadrata alta 15 metri nonché l’apertura della Porta maggiore.

Dentro le mura si trovano due acropoli: in quella maggiore, ubicata a nord est, si trovano le rovine di un tempio probabilmente dedicato a Diana: si riconoscono ancora il perimetro rettangolare, il muro di separazione tra pronao e cella, e il basamento. L’acropoli minore è invece situata a sud e ben delimitata da mura. Contiene i basamenti di due templi in opera poligonale. Al di fuori delle acropoli, nella parte sud della città si trova anche il basamento di un altro tempio a pianta rettangolare, dedicato a Giunone Licina.

Le vestigia del foro sono collocate tra vari terrazzamenti appoggiati all’acropoli maggiore. Nel complesso termale monumentale di cui parlavamo sopra non è difficile individuare il perimetro ovale del bacino di rifornimento e i vari ambienti: calidarium, frigidarium, apodyterium e laconicum.

Sono assai ben conservate molte delle antiche strade lastricate che collegano il foro con alcuni quartieri che potremmo definire “residenziali”. Qui si riconoscono i perimetri di diverse domus private, le più belle delle quali sono la Casa del grande impluvium (che ha nel cortile interno un bacino per la raccolta dell’acqua dei tetti), la Casa delle arule, la Casa con colonne, la Casa dei delfini (raffigurati sulla pavimentazione) e la Casa del caduceo.


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