Le Havre, in Francia, sito UNESCO rappresentativo di architettura e urbanistica del dopoguerra
Di Nicoletta A.La storia di Le Havre si fermò nel settembre 1944, quando il centro di questa città della Normandia sulla costa della Manica fu distrutto dai bombardamenti. Furono uccisi più di 5000 abitanti e distrutti più di 12.500 edifici. Ma poi venne la rinascita: l’Atelier de Reconstruction, sotto la guida dell’architetto Auguste Perret ebbe il non semplice compito di elaborare un piano globale di ristrutturazione della città. Questi era uno dei pionieri nell’ambito delle costruzioni in cemento armato. Inizialmente accarezzò l’idea di costruire la città portuale alla foce della Senna ex novo, sopra una piattaforma di cemento, ma il progetto si rivelò irrealizzabile. La ricostruzione seguì invece un’altra strada: furono mantenuti i vecchi tracciati delle strade e inseriti nuovi edifici tra i pochi rimasti intatti, come la Cattedrale del XVI secolo e il Palazzo del tribunale del XIX secolo.
Oggi la via principale di Le Havre è la Avenue Foch, fiancheggiata da alberi, sulla quale si affacciano imponenti palazzi di sette piani adibiti ad abitazioni. Percorrendola si arriva dal Municipio fino alla Porte Océane, che apre la vista sul mare.
Il centro di Le Havre è uno dei pochi siti contemporanei inscritti dall’UNESCO nel Patrimonio dell’Umanità per l’Europa e lo è perché rappresenta un esempio straordinario di architettura e urbanistica. Occorre infatti sapere che fu estremamente innovativo il modo in cui fu eseguita la ricostruzione della città: al terreno da edificare fu sovrapposto un reticolato composto da quadrati con lati di 100 metri e furono usati elementi prefabbricati, con lastre di calcestruzzo non intonacate, in una sorta di insieme di strutture a telai. Innovativa anche la concezione sociale: la densità di popolazione fu ridotta da 2000 a 800 persone per ettaro.
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