I posti più belli per assistere al Giro d’Italia: giro mozzafiato sulle Alpi

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Giro Italia

Se sognate di disegnare itinerari unici per paesaggio, cultura, arte e anche immersione nella natura, il Giro d’Italia può essere grande fonte di ispirazione per viaggiatori e non: con un tracciato unico di qualche migliaio di chilometri che ogni anno cambia e si evolve, la più grande corsa a tappe del nostro Paese riesce a toccare ogni volta dei luoghi incantanti.

Chi fa parte di un team ciclistico non sempre riesce a immergersi come vorrebbe in questo contesto, passando spesso soltanto per pochissimo tempo in posti che meriterebbero ben altro approfondimento, ma per chi ha la fortuna di poter viaggiare con un’andatura diversa, il Giro d’Italia diventa davvero un tracciato ideale da cui cogliere i migliori aspetti.

Prima di tutto: quali sono i posti che più spesso hanno ospitato una tappa della corsa in rosa (tra partenze e arrivi)? La città capofila – sfruttando l’organizzazione legata alla “Gazzetta dello Sport” – è il capoluogo meneghino: per 144 volte (con 56 partenze e 88 arrivi) la carovana rosa ha toccato Milano. A ruota (in tutti i sensi), ma nemmeno poi tanto, ci sono Roma (105), Torino (79), Genova (67), Napoli (65), Firenze (61), Bologna (51) e Verona (47).

Ma questi sono consigli fin troppo semplici da seguire: per gli appassionati che seguono le quote del ciclismo – e anche per chi non se ne intende – vogliamo invece disegnare un mini percorso in montagna prendendo spunto dal Giro d’Italia 2022. Queste alcune montagne assolutamente da non perdere.

Il passo dello Stelvio: la “cima Coppi” che tutti sognano di scalare

Al confine tra Trentino-Alto Adige e Lombardia, nelle Alpi Retiche, a una quota di 2.758 metri di altitudine, svetta il valico stradale più alto d’Italia, amatissimo dai cicloamatori, massima quota raggiunta dai ciclisti del Giro: il Passo dello Stelvio. 25 chilometri di lunghezza, quarantotto tornanti, è un percorso sinuoso e spettacolare che mette in collegamento Bormio, in Valtellina, con Prato allo Stelvio, in Val Venosta.

Lo Stelvio venne inserito nel tracciato del Giro d’Italia per la prima volta nel 1953, quando fu testimone di una delle più grandi imprese di Fausto Coppi: durante l’ultima tappa, da Bolzano a Bormio, il grande Fausto, l’”Airone”, si alzò sui pedali e riuscì a staccare il leader della classifica, lo svizzero Hugo Koblet, conquistando la maglia rosa e il suo quinto e ultimo Giro, tredici anni dopo il primo.

Nel 1965, cinque anni dopo la sua morte, fu istituito il titolo di “Cima Coppi”, a indicare la quota più alta raggiunta dai corridori in ogni edizione del giro: lo Stelvio è da allora “Cima Coppi” per antonomasia e per tutte le dodici volte che il Giro lo ha attraversato.

Il Passo del Mortirolo: una salita “mitica” grazie a Marco Pantani

Stretto e poco frequentato, a lungo considerato una strada di montagna secondaria, il Mortirolo entrò nel circuito del Giro d’Italia (e nel mito) solo nel 1990; da allora è stato percorso dal Giro in più occasioni. Uno dei protagonisti del Mortirolo è stato Marco Pantani, che nel Giro d’Italia del 1994, allora un ciclista emergente, impressionò tutti con una eccezionale fuga in solitaria che inaugurò una carriera leggendaria.

Nella tappa da Merano all’Aprica, dopo aver scalato lo Stelvio, Pantani riuscì a staccare avversari temibili come Miguel Indurain e Claudio Chiappucci. In uno dei punti più panoramici della salita al passo, al km 8, nel 2006 è stata posata una scultura dedicata al “Pirata”: Pantani è raffigurato durante uno scatto in salita, con le mani basse sul manubrio mentre scruta gli avversari.

Il Monte Zoncolan: la scalata di Gigi Simoni e non solo

Il “balcone” delle Alpi Carniche è un massiccio di 1.750 m in provincia di Udine, che gli appassionati di ciclismo conoscono molto bene. Per via della salita decisa, con rettilinei ripidi e tornanti stretti e impervi, i cicloamatori gli hanno dato l’appellativo di “Kaiser” e “Mostro della Carnia”.

Il versante occidentale, quello che sale da Ovaro – 10 km di lunghezza, una pendenza media del 12% con punte del 22% – è considerato tra i più impegnativi di tutta Europa. Il versante orientale, da Sutrio, 13 km e 1200 metri di dislivello, è meno dura e presenta pendenze discontinue, ma con tratti impegnativi nell’ultimo pezzo. Il Giro d’Italia ha consacrato lo Zoncolan in tempi recenti: la prima volta è stata nel 2003, dal versante di Sutrio, quello più clemente.

In quella tappa (la dodicesima di quell’edizione, una delle ultime gare di Marco Pantani) a vincere fu Gilberto Simoni, vincitore del Giro del 2003. Il Giro del 2007 ha invece affrontato il versante più duro, da Ovaro: anche in questo caso a riuscire nell’impresa di domare il “mostro” è stato Gilberto Simoni. Per la duplice vittoria e per l’affetto che lega “Gibo” allo Zoncolan, la montagna da allora è soprannominata “Montagna Simoni”.


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