Hong Kong, la metropoli sospesa tra oriente e occidente
Di Nicoletta A.Hong Kong è descritta da chi l’ha vista e chi l’ha vissuta come un ponte tra est e ovest; infatti – in questa regione parzialmente indipendente incastonata nel territorio cinese, costituita da una piccola minuscola penisola e 236 isole del mar Cinese meridionale – le culture occidentali e orientali si mescolano nella frenesia della routine quotidiana.
Anche Central, la parte più occidentalizzata, vanta le caratteristiche di melting pot: scritte in cinese, negozi di artigianato, zampe di gallina che spuntano dalle vetrine dei ristoranti (si mangiano!), magari proprio di fianco ai negozi della catena americana Starbucks. Le impalcature dei grattacieli sono fatte di bambù, come detta la tradizione. E capita spesso che gli edifici moderni, nuovi di zecca, si trovino di fianco a palazzi vecchi; i tanti professionisti in giacca e cravatta o tailleur vanno al lavoro attraversando i parchi dove gli anziani eseguono esercizi di tai chi, l’arte marziale cinese dai movimenti aggraziati e dalle origini antiche.
Ed è proprio per capire l’essenza di questa metropoli che dobbiamo introdurne la storia.
La storia di Hong Kong
La storia documentata di Hong Kong inizia durante la dinastia Qing in Cina fra il 1699 e il 1842. L’isola di Hong Kong era originariamente una comunità di pescatori. Durante questo periodo, la Cina mantenne un controllo limitato sulla regione.
Dopo la Prima Guerra dell’Oppio, il Regno Unito e la Cina firmarono nel 1842 il Trattato di Nanchino, che cedette formalmente l’isola di Hong Kong alla Gran Bretagna. Questo segnò l’inizio della dominazione britannica su Hong Kong. Durante il periodo coloniale britannico, Hong Kong divenne un importante porto commerciale, in grado di attrarre affari e immigrazione da tutto il mondo. Questa fu un’epoca di crescita economica significativa.
Il 1º luglio 1997, Hong Kong venne restituita alla Cina dalla Gran Bretagna a seguito di una cerimonia importante a cui presero parte l’allora presidente cinese Jiang Zemin e l’ex primo ministro Tony Blair. Questo processo ha portato alla creazione della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong, una regione semi-autonoma all’interno della Cina. Ai sensi del principio “Una nazione, due sistemi“, Hong Kong ha mantenuto un alto grado di autonomia in molte questioni, tra cui il sistema legale, economico e il diritto di protesta. Tuttavia, negli anni, ci sono state tensioni tra il governo centrale cinese e i residenti di Hong Kong riguardo all’espansione del controllo da parte della Cina sulla regione.
Negli ultimi anni, Hong Kong è stata teatro di significative proteste, in particolare nel 2019, quando molti residenti hanno manifestato contro un progetto di legge sull’estradizione che avrebbe consentito alle persone di essere estradate in Cina. Le proteste hanno portato a una maggiore attenzione internazionale sulla situazione di Hong Kong.
I quartieri di Hong Kong
Hong Kong si articola in tre nuclei principali: Lantau Island, Hong Kong Island e la penisola di Kowloon. Come dicevamo, le due culture convivono ma, in una grande metropoli come Hong Kong, si rubano spazio, con l’isola (Hong Kong Island) che è più simile al nostro Occidente e la terraferma che diventa sempre più cinese man mano che ci si allontana dalla costa.
Mong Kok è forse il quartiere simbolo di Hong Kong; caotico fino a tarda notte, è una giungla d’asfalto, con insegne al neon che spuntano ovunque, grandi centri commerciali moderni a due passi da ristorantini tradizionali affacciati in strada.
Tratti distintivi di Hong Kong
Come detto, grazie allo status “privilegiato” di cui gode Hong Kong rispetto alla madrepatria cinese, la libertà di manifestare la propria religione è tutelata dallo statuto speciale di Hong Kong: per questo templi e altri edifici religiosi si trovano sparsi per tutta la città. Non è raro vedere studenti e manager che accendono bastoncini di incenso accanto ad anziani cinesi che portano ortaggi e frutta come offerta votiva. La moschea più grande della città si trova a Tsim Sha Tsui, il primo quartiere della penisola di Kowloon affacciato sulla costa. Abbondano le botteghe degli indovini in cui gente di ogni estrazione sociale va a farsi vaticinare il futuro – finanziario o agricolo, poco importa.
Hong Kong ha un’altra particolarità che la differenzia dalle grandi metropoli occidentali: bastano poche decine di minuti di viaggio per passare dal caos del centro sovrappopolato al silenzio più totale e alla natura più selvaggia. Dal porto principale, quello da cui si ammira il famoso skyline, si prendono i traghetti che portano a Lamma Island, tranquilla e pittoresca isola di pescatori.
Hong Kong è una città di passaggio per viaggiatori e businessman; per certi versi la porta che porta gli occidentali nell’Estremo Oriente. Anche la sua offerta gastronomica stupisce i visitatori: qui è possibile assaggiare tutti i tipi di cucina cinese: la pechinese (che predilige pasta e ravioli e cotture leggere), quella piccante e speziata del Sichuan e quella di Shanghai, ricca di pesce e frutti di mare.
Che cosa si può acquistare di caratteristico a Hong Kong? Chincaglierie di ogni tipo, se siete amanti del kitsch. Oppure wok (con l’apposito anello da appoggiare sul fornello) per continuare a cucinare alla cinese anche una volta tornati a casa, bellissimi mestoli in acciaio e legno, bilancine per misurare gli ingredienti e le spezie in cucina. E poi vasetti di zenzero, o la caratteristica salsa Xo, a base di frutti di mare essiccati.
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Noi siamo rimaste affascinate da questa meravigliosa città durante il nostro viaggio! Hong Kong è super e speriamo resti indipendente.