Gli affreschi della Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine a Firenze

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La decorazione della Cappella Brancacci presso la chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine offre una testimonianza evidente del rinnovamento che interessa la pittura quattrocentesca e dello scarto rispetto al periodo precedente.

Frutto della collaborazione di Masaccio (originario di San Giovanni Valdarno) e Masolino da Panicale, ai quali si aggiunge Filippino Lippi, è stata commissionata dalla famiglia dei Brancacci che la possedeva.

Il tema degli affreschi è quello relativo alle Storie di San Pietro, alle quali si aggiunge la raffigurazione del Peccato originale e della Cacciata dal Paradiso terrestre. Iniziati nel 1424-25 circa, i lavori si protraggono anche negli anni successivi.

Confrontando le due scene che vedono come protagonisti Adamo ed Eva sopra citate, la prima a opera di Masolino e la seconda di Masaccio, si notano immediatamente differenze stilistiche e sostanziali nella scelta rappresentativa.

Masolino si rifà molto allo stile tardogotico, presentando figure esili, corpi leggeri e slanciati, di una bellezza non concreta, prima di corporeità; i piedi sembrano appena sfiorare il suolo, senza mai appoggiarsi e accanto a loro c’è il serpente tentatore dal volto umanizzato.

Masaccio preferisce rappresentare figure solide e rese tridimensionalmente attraverso la luce che si posa sui loro corpi e dalle ombre che essi creano. I loro visi sono tutt’altro che idealizzati, anzi li pervade una profonda resa del dolore, che viene bene espresso anche dalle pose dei corpi.

Nelle scene affini alle vicende di San Pietro, almeno in quelle realizzate da Masaccio, riscontriamo un’attenta e rigorosa costruzione dello spazio, prospettive di architetture che fanno da sfondo alle scene principali, personaggi dalla fisicità accentuata.


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