Un giorno a Napoli: itinerario all’insegna della pittura barocca
Di Nicoletta A.Napoli è una città con un patrimonio storico-artistico di inestimabile valore ed è possibile percorrervi itinerari che seguono vari filoni tematici: classico (greco-romano), medievale, cinquecentesco. Oppure barocco, come l’itinerario che vi proponiamo oggi, che risale al periodo in cui il Viceregno spagnolo accentrò tutte le funzioni politico-amministrative, purtroppo gravando pesantemente sulla popolazione. Fu un’epoca di forti dissidi sociali, che sfociarono in violente proteste come la Rivolta di Masaniello. L’arte però ebbe in questo periodo un grande impulso, grazie a maestri come Caravaggio, Ribera, Luca Giordano e Solimena.
Il nostro percorso parte dalla Certosa e dal Museo di San Martino, uno splendido complesso monastico che conserva all’interno della Basilica l’affresco con l’Ascensione di Gesù, dipinto dal parmense Giovanni Lanfranco – uno dei primissimi esempi di illusionismo architettonico del barocco napoletano.
Proseguiamo per la Chiesa della Pietà dei Turchini, nel quale sono conservate varie opere di Luca Giordano, curiosamente noto anche con il soprannome di “Luca fa presto”, per le continue esortazioni del padre a portare a compimento in breve tempo le copie dei capolavori dei grandi maestri del 500.
Terza tappa, la Chiesa di Gesù Nuovo, nella quale è davvero mirabile l’affresco nella controfacciata con la Cacciata di Eliodoro dal Tempio, opera della maturità di Solimena, una testimonianza della ricerca di un equilibrio tra la pittura classicista e l’energia esuberante del barocco.
Proseguiamo ancora verso il Pio Monte della Misericordia, per il cui altare maggiore furono commissionate a Caravaggio Le sette opere di Misericordia. Il maestro lombardo le realizzò subito dopo il suo arrivo a Napoli in seguito all’uccisione di Ranuccio Tomassoni.
Poco lontano, nella Quadreria dei Girolamini, troviamo il capolavoro giovanile del Ribera, il Sant’Andrea, che mostra tutti gli aspetti della senilità avanzata: pelle solcata da rughe profonde e mani deturpate dall’artrite. La forza espressiva del soggetto si ispira alla scuola dei caravaggisti nordici presenti a Roma nel secondo decennio del Seicento.
Infine, terminiamo il percorso con il Museo Nazionale di Capodimonte, nel quale si trova la pregiata tela raffigurante La danza di Atalanta e Ippomene, appartenuta ai Gonzaga e poi finita nella collezione dei Borbone – è esemplare dello stile raffinato di Guido Reni, dove la classicità delle figure si fonde con il dinamismo dei panneggi.
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