Ecoturismo nel Pantanal, zona umida tra Brasile, Bolivia a Paraguay
Di Nicoletta A.Ci sono degli ecosistemi eccezionali a rischio di scomparsa per via di pratiche agricole o industriali scellerate. Zone che, paradossalmente, potrebbero essere aiutate da un turismo cauto e attento all’ambiente, capace di portare nell’area in questione quelle risorse economiche che le basterebbero per tutelare la conservazione dell’ecosistema nella forma attuale. Insomma, un turismo a basso impatto ambientale che fornirebbe ai locali un’attività economica sostenibile e alternativa all’agricoltura.
E’ il caso del Pantanal, la più vasta pianura alluvionale del mondo, che si trova in al confine tra Brasile meridionale (negli stati del Mato Grosso e del Mato Grosso do Sul), Bolivia e Paraguay. Il Pantanal è un “zona umida” (infatti il suo nome deriva dal portoghese pântano, “palude”). Un’area di natura selvaggia con flora e fauna straordinarie. Qui si trovano almeno 650 specie di uccelli e 200 specie tra pesci (tra cui i piranha rossi), rettili (specie i caimani), anfibi e insetti. E ci sono anche formichieri, giaguari e ocelot. Al mattino di buon ora è tutto un risuonare di gorgheggi, fischi e ululati: un coro straordinario di tucani, pappagalli, ara macao, cicogne maguari, aquile arpie.
Soltanto l’1% del territorio di questo ecosistema è occupato da un Parco Nazionale brasiliano e quindi è in qualche modo protetto. Dal 2000 alcune parti del Pantanal sono state inserite nell’elenco delle riserve della biosfera e in quello dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, ma il riconoscimento non implica obblighi sanzionabili. In pratica, la quasi totalità della regione appartiene ai privati, che non si fanno troppo scrupolo a deforestare per lasciare spazio alle coltivazioni di soia, ai pascoli per l’allevamento, alla caccia illegale ai pappagalli e agli animali da pelliccia. L’agricoltura, con l’utilizzo di pesticidi, rischia di trasformare il territorio in una savana morta. E il disboscamento non farà che alterare il ciclo di esondazioni del Pantanal, con fiumi, stagni e paludi che rimarranno asciutti tutto l’anno, trasformando la straordinaria regione in una pianura sterile.
Per questo, favorire l’ecoturismo potrebbe portare introiti da investire oculatamente come fondi per la salvaguardia dell’ambiente e degli animali e la soluzione è caldeggiata dagli ambientalisti.
La stagione migliore per visitare il Pantanal va da aprile a luglio, quando il clima è più mite e la natura più verde. Nel resto dell’anno scendono copiose le piogge e l’80% del territorio viene sommerso dalle acque. Chi visitasse il Brasile, potrebbe pensare seriamente a un ecotour di almeno due giorni a cavallo con l’operatore Pantanal Explorer.
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