Roma, i chiostri di San Paolo fuori le Mura e di San Giovanni in Laterano
Di Erica VenturaIl termine chiostro deriva dal latino claustrum e significa sbarramento, recinto; nel corso del Medioevo è utilizzato per indicare nei monasteri l’area della clausura e solo dal XII secolo assume in significato che gli viene dato ancora oggi.
Il chiostro è un cortile porticato, solitamente a pianta quadrangolare, che funge da collegamento tra le diverse parti di un convento, ma anche da luogo di preghiera, meditazione ed isolamento.
La costruzione dei chiostri romani di San Paolo fuori le Mura e di San Giovanni in Laterano è avvenuta in tempi tra loro molto ravvicinati (nella prima metà del XII secolo), a opera della famiglia Vassalletto.
La prima struttura è stata edificata in due fasi distinte: particolarmente interessante è la decorazione del braccio settentrionale, che interessa soprattutto le colonnine binate e arricchite a mosaico, i capitelli figurati, i sottarchi cassettonati e decorati a rosette.
La costruzione del chiostro lateranense è la più grande in tutta la città di Roma. Una coppia di sfingi sorveglia l’ingresso al giardino dal lato meridionale; un morbido intaglio caratterizza poi la cornice soprastante gli archetti, con testine collocata gli angoli del cornicione.
Due mete che non possono assolutamente mancare all’interno di un itinerario alla scoperta della Roma medievale e dei luoghi della cristianità monastica nella capitale.
Nella Basilica di San Paolo fuori le mura, fu particolarmente rovinoso un incendio del 1823: di conseguenza molto è stato ricostruito in tempi successivi.
In tutti i casi i chiostri delle due basiliche sono rimasti praticamente intatti e testimoniano sicuramente il livello artistico che nel medioevo ebbero i marmorari romani (Cosmati e Vassalletto). E gli stessi in questi luoghi hanno lasciato altre mirabili opere: ad esempio il grande cero pasquale di San Paolo fuori le Mura.
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