Assisi: oggi è più ricca grazie al Bosco di San Francesco
Di Nicoletta A.Non ce ne vogliano i perugini se diciamo che Assisi è una sorta di ‘capoluogo segreto’ dell’Umbria. Importante già nell’antichità, assunse il suo aspetto odierno nel XIII secolo soprattutto grazie alla presenza e all’opera di Francesco d’Assisi, che nel 1210 vi aveva fondato l’ordine dei francescani.
Il 1228 fu l’anno in cui si iniziò a costruire la basilica di San Francesco, oggi patrimonio UNESCO, nota in tutto il mondo per la particolarità di essere costituita da due chiese sovrapposte. Nella parte inferiore si trova la cripta dove sono conservate le spoglie del santo, qui trasferite nel 1230: i pilastri sono molto tozzi e le arcate ribassate – non tanto per dare l’idea di un ambiente sotterraneo, ma perché la chiesa inferiore deve sostenere forti pesi.
La chiesa superiore ha un’unica navata ed è sostenuta da contrafforti cilindriche irrobustite alla base da archi rampanti. La facciata è perfettamente piatta e ha un rosone molto ricco. L’abbazia, consacrata nel 1253, è anche straordinaria per essere stata decorata da una serie di sontuosi affreschi affidati ai più famosi pittori del medioevo italiano, come Cimabue e Giotto, Simone Martini e i fratelli Lorenzetti. Particolarmente prezioso il ciclo di ventotto affreschi di Giotto nella Basilica superiore, in cui è narrata la vita di S. Francesco. Tra le storie non c’è continuità di racconto, ma il ciclo è reso unitario da un cornice architettonica dipinta. Questi affreschi sono un primo esempio di concezione prospettica, anche se non scientifica, nel senso che in essi manca ancora la convergenza di tutte le linee parallele nel punto di fuga.
Altre chiese, come San Chiara, San Rufino e Santa Maria degli Angeli completano l’immagine religiosa della città di Assisi.
Ma da un mese e mezzo a questa parte, partendo dalla basilica di Assisi è possibile visitare un altro luogo che porta il nome del santo: il Bosco di Francesco, recentemente restaurato e restituito al pubblico per iniziativa del FAI. Il territorio copre 64 ettari e otto secoli di vita: tutto è stato ripulito e riportato alla luce da quella che per secoli era una sorta di discarica dimenticata della città. Il sentiero scende dalla Piazza Superiore di San Francesco e si addentra nella Selva di San Francesco – proprietà del Sacro Convento e densa di cipressi, querce e carpini – fino al Complesso di Santa Croce. Risale poi la Valle del Tescio e torna lungo la sponda opposta del torrente verso il Mulino. Oltre alla ripulitura del bosco e della radura, sono stati recuperati anche vari edifici e ruderi, come la Chiesa di Santa Croce del 1200, il suddetto Mulino, quel che rimane del Convento benedettino e la Torre trecentesca.
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