Agrigento: la Valle dei templi e altre perle della “più bella fra le città mortali”
Di Nicoletta A.Poche città al mondo hanno cambiato nome più spesso di Agrigento: i greci la chiamavano Akragas, i romani Agrigentum, gli arabi Kerkent, i normanni Girgenti, nome che mantenne ufficialmente fino al 1929 e con cui è ancora chiamata in dialetto siciliano. Ma oggi la conosciamo come Agrigento. A prescindere dal nome, è sempre stata considerata una città bella oltre ogni dire: la definizione che avete letto tra le virgolette nel titolo è quella che di essa diede il poeta greco Pindaro. Non a caso, Agrigento dal 1998 è inserita nel patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, come una delle testimonianze più rappresentative della civiltà greca classica.
Questa colonia della Magna Grecia fu infatti nell’antichità una delle più importanti città commerciali del Mediterraneo e raggiunse il suo massimo splendore nel V secolo a.C.
Nell’immaginario collettivo Agrigento è soprattutto identificata con ‘la Valle dei templi‘, che si stende ai piedi della città, con le vestigia più o meno ben conservate di una decina di templi in stile dorico, che formano una sorta di catena visibile da molto lontano. La Valle dei templi è una meta obbligata per chi apprezza il fascino delle testimonianze del passato.
La nostra visita può partire dal tempio di Giove Olimpico, eretto quasi 2500 anni fa. Nelle intenzioni dei costruttori, nessuno degli edifici sacri della valle doveva tuttavia competere con questo, le cui possenti fondamenta e colonne (originariamente alte 20 metri), furono posate dai prigionieri di guerra cartaginesi. Era stato innalzato (anche se non fu mai terminato) per ringraziare il dio Zeus in occasione della vittoria degli agrigentini sui cartaginesi nel 480 a.C. Di esso restano delle superbe rovine, raccolte intorno a un enorme basamento. Tra le colonne del tempio si trovano delle colossali figure di giganti di pietra, ognuno dei quali alto quasi 8 metri. I grandi massi, abbattuti da un terremoto in epoca sconosciuta, furono dispersi e purtroppo in gran parte impiegati come frangiflutti per costruire il molo di Girgenti.
Poco più avanti si trova il famoso Tempio della Concordia (edificato intorno al 430 a.C.), uno dei templi greci meglio conservati in assoluto. Stupisce per l’imponenza, l’armonia della struttura architettonica e il perfetto stato di conservazione. La sua posizione sulla parte più alta della collina lo rende particolarmente scenografico. Il tempio subì nei secoli varie trasformazioni, diventò anche una basilica cristiana a tre navate, prima di essere restituito alla sua primitiva bellezza.
La passeggiata nella valle prosegue lungo il percorso dei templi, tra cui quello di Giunone Lacinia (che risale al 450 a.C.) e il tempio di Ercole, costruito alla fine del VI secolo a.C. in stile tardo-arcaico: è l’ultimo tempio monumentale costruito ad Agrigento in ordine cronologico, ma di esso rimangono solo otto colonne.
Poi la strada scende leggermente: più giù si stagliano le quattro colonne del tempio di Castore e Polluce (o dei Dioscuri, nella foto), disposte a formare un angolo: un pittoresco gruppo che è divenuto l’emblema di Agrigento.
Le ore vicine al tramonto sono le più consigliabili per chi vuole ritrovare l’atmosfera e il fascino che incantarono la moltitudine di visitatori illustri che le hanno reso omaggio nel corso dai secoli, da Ariosto a Goethe a Maupassant. La stagione più adatta è invece la fine di febbraio, quando i mandorli in fiore aumentano, se possibile, il fascino di questa valle.
Appena sotto il tempio di Castore e Polluce si apre un profondo avvallamento di cinque ettari: è il giardino della Kolymbetra (nome greco che significa ‘piscina’), un antico agrumeto che da qualche tempo il FAI ha riportato all’antico splendore, coltivandolo e curandolo in maniera ottimale. Il particolare sistema di irrigazione inventato dai Greci e poi perfezionato dagli arabi è basato sullo sfruttamento dei diversi livelli delle sorgenti che sgorgano spontaneamente dal sottosuolo e dalla efficace canalizzazione delle acque. Furono gli arabi a portare gli aranci in Sicilia e a insegnare l’arte dei giardini. Oggi il giardino offre una piacevole sosta, all’ombra di aranci, mandorli e ulivi, ai turisti che visitano l’assolata Valle dei Templi.
A metà strada tra la Valle dei templi e il centro cittadino si trova una cavea di pietra che assomiglia a un antico teatro ma non lo è. Si tratta invece dell’agorà, che ospitava le assemblee dei cittadini che partecipavano al governo della città, nel perfetto spirito democratico inventato proprio dai greci. Ai lati della cavea si trova un tempietto, trasformato dagli arabi, e la chiesa di San Nicola, costruita dai normanni.
Perfino chi non ama i musei apprezzerà il Museo archeologico di Agrigento: in queste sale si troverà di fronte ad alcuni dei più bei capolavori dell’arte antica. Le scene dipinte sui vasi raccontano le vicende affascinanti e talvolta curiose degli antichi abitanti della Magna Grecia. Akragas conobbe un lungo periodo di benessere e persino di lusso sfrenato: l’enorme ricchezza conseguita da Agrigento grazie al commercio, all’agricoltura e ai bottini di guerra, era
leggendaria.
Molto c’è da vedere, ma molte importanti testimonianze aspettano ancora di venire alla luce: infatti ad Agrigento qui non è raro incontrare giovani archeologi impegnati nel paziente recupero di piccoli e piccolissimi frammenti di antichità.
Ma torniamo più ai giorni nostri percorrendo la strada principale del centro storico di Agrigento: la via Atenea. Qui abitanti e turisti passeggiano la sera per curiosare tra caffè e vetrine dei negozi all’ultima moda. Ma non è raro incontrare sfilate di gruppi folkloristici, che rivelano il cuore fondamentalmente antico di questa città.
Vi abbiamo dato un’idea su cosa vedere ad Agrigento. Nei prossimi giorni vi porteremo nei dintorni di Agrigento: restate con noi!
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