Una visita all’Abbazia di San Vittore alle Chiuse (Ancona)
Di Nicoletta A.Oggi vi invitiamo a venire con noi nelle Marche, precisamente nel comune di Genga, in provincia di Ancona, a un tiro di schioppo dalle celeberrime grotte di Frasassi. Visiteremo la chiesa di San Vittore alle Chiuse o “delle Chiuse”, un vero gioiello.
La chiesa faceva parte di un complesso monastico di cui si possiedono testimonianze fin dagli inizi dell’XI secolo, ma fu all’inizio del XIII secolo che il convento raggiunse il massimo splendore, esercitando la sua giurisdizione chiese, beni e territori circostanti. Dopo una lunga decadenza, nel XV secolo l’abbazia fu abbandonata dai monaci.
L’edificio, in pietra calcarea, ha una pianta centrale a croce greca, rappresenta una sintesi perfetta dello stile romanico con qualche accenno di influssi orientali (ad esempio, la pianta centrale), ma anche lombardi (gli archetti ciechi e le lesene) e pugliesi. Quattro colonne suddividono il tempio in nove campate con volte a crociera. Sulla volta centrale si imposta invece una cupola con tiburio ottagonale.
Lungo il perimetro si trovano cinque absidi semicircolari. La facciata è caratterizzata da una torre cilindrica di altezza limitata e da un alto torrione quadrangolare. Le due torri e la volumetria piuttosto compatta dell’edificio conferiscono alla chiesa un aspetto di fortezza.
L’interno della struttura è alquanto spoglio: al visitatore salta all’occhio soltanto un’incisione nelle vicinanze della porta a sinistra dell’altare, che parrebbe raffigurare un otto o un simbolo dell’infinito orientato in verticale, dal significato misterioso.
Le radici enigmatiche dell’Abbazia di San Vittore delle Chiuse
L’Abbazia di San Vittore delle Chiuse nasconde le sue origini in un velo di mistero che ha intrigato gli studiosi nel corso degli anni, spingendoli a cercare risposte sulle influenze architettoniche che la caratterizzano.
La sua pianta a croce greca inscritta in un quadrato, la facciata con le due torri e la disposizione delle absidi (cinque, semicircolari disposte una su ciascun lato e tre sul lato absidale orientale) la collegano ad altre chiese marchigiane con una struttura simile, come Santa Croce di Sassoferrato, Santa Maria delle Moje a Jesi e San Claudio al Chienti a Corridonia.
Tali edifici sono definiti dagli studiosi “deuterobizantini“, poiché sembrano attingere da modelli tipici dell’arte del secondo periodo aureo dell’Impero Bizantino. Il modo in cui questo modello architettonico è giunto nelle Marche rimane ancora un mistero, ma alcune teorie suggeriscono contatti tra la regione e l’area greco-bizantina, o tramite intermediazioni attraverso città come Venezia o Ravenna.
Negli ultimi anni, gli studiosi hanno avanzato un’altra ipotesi interessante: il modello architettonico dell’Abbazia di San Vittore delle Chiuse potrebbe avere origini settentrionali, poiché la struttura sembra richiamare vagamente chiese tedesche, normanne e lombarde. La sobrietà dell’esterno della struttura, caratterizzato solo da archetti ciechi e lesene, richiama l’architettura lombarda, aggiungendo un ulteriore strato di mistero alla sua storia.
Foto di Massimo Roselli – , CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2091814
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