A Lampedusa non solo sbarchi clandestini
Di Matilde BerettaLa tv ce la presenta sempre e solo come il porto ambìto dalle carrette del mare che, dall’Africa, tentano l’unica strada disperata per conquistarsi una vita migliore. Sono i barconi dei clandestini che, di tanto in tanto, vengono recuperati al largo di Lampedusa.
Eppure l’isola in provincia di Agrigento, più vicina alle coste africane che a quelle siciliane, è una perla italiana nel Mar Mediterraneo. Qualcuno l’ha definita una bella donna senza trucco per la sua morfologia selvaggia e la roccia calcarea, arida e di un bianco lunare, che la rende priva di qualsiasi vegetazione. Un unico centro abitato che prende lo stesso nome dell’isola e, per il resto, solo mare e natura.
E’ proprio la natura, infatti, a scegliere la più grande delle isole Pelagie, come custode della vita. Famosa e protetta come riserva naturale è infatti la più bella delle spiagge presenti sull’oasi, l’Isola dei Conigli (la vedete nella foto), tutelata da Legambiente per via della tartaruga Carretta-Carretta che da giugno a settembre, durante la notte, risale in superficie e va sulla spiaggia a deporre le uova per poi, una volta sotterrate, abbandonare le sue “creature” e rituffarsi in mare senza più (mai più) tornare sulla terraferma. La stessa terraferma che la tartaruga femmina aveva conosciuto solo parecchi anni prima quando era lei ad essere scivolata fuori dal guscio e, sospinta dall’istinto naturale, aveva in fretta abbandonato la battigia. La vera storia romantica di una tartaruga femmina.
Lampedusa merita davvero di essere visitata dal punto di vista turistico. Offre meravigliose spiagge (sia di sabbia che di scogli), una buona cucina a base di pesce, una vita notturna che non assomiglia certo a quella di Ibiza ma consente (a chi lo desidera) di fare le ore piccole. L’estate scorsa, ricordo di aver passato una notte intera ad ascoltare le storie di un pescatore lampedusano che, con gli occhi fissi sul mare, mi raccontò di come nell’86, quando Gheddafi lanciò i missili sull’isola, tutti gli abitanti si spaventarono così tanto per il frastuono da rifugiarsi per due giorni all’interno delle caverne-cunicoli che si dispiegano al centro dell’isola. Attesero che la paura si placasse, insieme, uno accanto all’altro nel buio della terra.
Commenta o partecipa alla discussione