Che cosa vedere a Capalbio (in provincia di Grosseto)
Di Nicoletta A.Oggi vi portiamo nel sud della Toscana, nella Maremma grossetana, sull’ultimo lembo della regione ai confini con il Lazio. Precisamente a Capalbio, non lontano da Orbetello, tappa imperdibile di questo pittoresco territorio che include mare e collina e che invita al weekend come alla vacanza prolungata. Questo territorio è stato testimone di fatti storici antichissimi: furono i Longobardi con Re Desiderio a costruire la doppia cinta muraria a protezione della città. Percorrendo la cinta si arriva al punto più bello, costituito dalla rocca aldobrandesca attorno alla quale fu successivamente costruito il Palazzo Collacchioni: al suo interno possiamo ammirare il fortepiano di Giacomo Puccini del 1836. Si dice che La Tosca fu eseguita per la prima volta qui e con questo strumento. Tutto il borgo medievale conserva lo stile architettonico delle viuzze strette. Gli edifici religiosi più belli sono la chiesa della Provvidenza e la pieve di San Nicola, al cui interno si trovano affreschi di scuola umbra e senese attribuiti al Lorenzetti. Del Giardino dei tarocchi, che raccoglie originali opere d’arte coperte di mosaici o specchi abbiamo già parlato.
Alle già note attrattive di Capalbio si aggiunge ora il Parco archeologico e paesaggistico della Valle D’oro, inaugurato di recente e una vera perla nel patrimonio storico-naturalistico della Toscana. La Valle d’Oro è una zona di quasi 3000 ettari nei comuni di Orbetello e Capalbio caratterizzato da una natura molto suggestiva: terreno lievemente ondulato, prati fioriti, boschi di lecci e altre piante come larici, cerri, ornelli e macchia mediterranea, ma anche tombe etrusche, antichi casali, ruderi risalenti al periodo romano (ad esempio la Villa Settefinestre che doveva essere una ricca azienda vitivinicola) o medievale (ad esempio il castello di Tricosto o l’asceterio di Romitorio Rovinato) fino ai reperti che ricordano la bonifica della Maremma al tempo degli Asburgo – quando questo territorio era infestato dalla malaria e dai giganti. Il parco sposa natura e cultura, una sorta di museo a cielo aperto che può essere percorso in base a vari temi.
Da non perdere una puntata nei numerosi ristoranti della zona, dove si può gustare il cinghiale cucinato in svariate maniere e l’acquacotta, uno straordinario piatto semplice della tradizione contadina capalbiese.
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