Sant’Ambrogio a Milano, il modello del Romanico lombardo
Di Erica VenturaSubito dopo il Duomo di Milano e il Castello Sforzesco, i turisti si dirigono verso la chiesa di Sant’Ambrogio, dove si respira un’atmosfera totalmente diversa da quella della frenetica vita della metropoli lombarda. Dal punto di vista architettonico, si tratta di un vero gioiello: risultato di un radicale rinnovamento che ha interessato l’antica Basilica Martyrum fondata da Sant’Ambrogio a metà del IV secolo, l’attuale chiesa è databile tra il 1080 circa e l’inizio del XII secolo e costituisce l’esito più maturo dell’architettura romanica lombarda del periodo. In questo edificio trovano attuazione le più avanzate ricerche in ambito architettonico, con un perfetto accordo tra strutture, organizzazione spaziale e decorazione.
La chiesa che vediamo oggi presenta una pianta basilicale a tre navate senza transetto. L’elemento fondante di tutta la scansione dello spazio è la campata, un modulo quadrato coperto da una volta a crociera costolonata e retta da pilastri; questo modulo torna nella navata centrale con quattro ampie campate, come nelle due laterali ognuna di otto campate minori.
Da notare è anche il particolare uso della luce per creare effetti di monumentalità, prospettiva e ritmo: mentre le navatelle sono quasi del tutto nell’oscurità, la navata maggiore è illuminata dalle monofore dell’abside, della facciata e della cupola.
La facciata, definita da un raffinato rivestimento bicromo grigio e rosso, si presenta con il tipico profilo a capanna, forata da un loggiato. Essa è preceduta da un quadriportico, con una pianta analoga a quella dell’interno: si tratta di un cortile centrale rettangolare e di un portico perimetrale articolato in una sequenza di campate.
Nella zona del presbiterio è collocato un capolavoro di oreficeria carolingia. Si tratta dell’altare-tomba d’oro di Sant’Ambrogio, databile all’824-859 circa e costituito da lastre metalliche lavorate a sbalzo e ricco di ori, smalti e gemme incastonate.
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Vivo così vicino a Milano che non ho ancora visitato ne sant’Ambrogio ne il Cenacolo. Sai come si dice “tanto è qui vicino” Ti ringrazio per avermi ricordato questi appuntamenti.