Torcello: l’isola delle leggende nella laguna di Venezia

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Torcello è un isolotto situato nella parte settentrionale della laguna di Venezia, di fronte all’isola di Burano. E’ un luogo di grande fascino e suggestione ma oggi quasi del tutto disabitato: ci sono solo 23 abitanti nell’angolo che meglio rispecchia le testimonianze dei primi insediamenti lagunari. Tuttavia il flusso turistico verso l’isola è costante, in ogni periodo dell’anno.

L’isola fu frequentata già in epoca romana ma si sviluppò in maniera notevole durante il periodo delle invasioni barbariche, quando fu usata come rifugio dai profughi di Altino che la colonizzarono e la resero splendida. Nell’Alto Medioevo ebbe il suo miglior periodo grazie alle numerose attività commerciali legate soprattutto alla navigazione e alla produzione del sale.

Divenne poi un importante centro religioso, con chiese e monasteri e fu sede vescovile per più di mille anni. Inoltre le sue fiorenti industrie, come quelle della lana, contribuirono allo sviluppo economico sino al XIV secolo.

Nell’isola sono presenti due principali edifici religiosi: la cattedrale di Santa Maria Assunta, con tre navate suddivise da una doppia fila di colonne la cui aula si conclude con tre absidi. Ha un soffitto a capriate e un pavimento quasi interamente in marmo, che costituisce una testimonianza preziosa della presenza bizantina in terra veneta. Nel Duomo si trova un mosaico in stile veneto-bizantino molto noto agli studiosi di storia dell’arte: raffigura il Giudizio Universale e i dannati dell’Inferno con le diverse pene loro inflitte. E’ improntato a un forte interesse per le figure violente: i lussuriosi sono tra le fiamme, i golosi tra le tenebre, gli invidiosi sono visti come teschi dai cui occhi escono serpenti, gli avari sono teste con pesanti orecchini. La scena non è unitaria perché si tratta di un’opera a carattere prettamente decorativo e in essa si nota anche l’impaccio dell’artista nel concepire i nudi e nel passaggio brusco tra arti e tronco.

La chiesa di Santa Fosca, invece, completa lo schema paleocristiano tradizionale, essendo attigua alla cattedrale. Le reliquie della Santa giunsero a Torcello nel X secolo da Sabratha, città vicina a Tripoli.

Questa isola è molto suggestiva e piacque anche a Hemingway, che nel 1948 la scelse come dimora invernale soggiornando nella locanda Cipriani per scrivere il romanzo Di là dal fiume tra gli alberi.

Ma la vera particolarità che contraddistingue Torcello è la concentrazione di leggende che si narrano su questo luogo. Nei canali che la costeggiano escono miriadi di bollicine che per secoli hanno alimentato leggende sulle sirene. All’attracco del vaporetto poi, si scorge sulla sinistra la Casa dei Borgognoni, che si dice abitata dal fantasma di un frate morto nel XVII secolo a causa di un’esplosione.

Continuando per l’unica strada dell’isola troviamo il Ponte del Diavolo (nella foto), dove la leggenda narra che durante l’occupazione austriaca una ragazza veneziana si innamorò di un ufficiale dell’esercito occupante. La famiglia di lei non era d’accordo e per questo uccise l’ufficiale di nascosto. La ragazza era disperata a tal punto da fare, mediante una maga, un patto con il diavolo, il quale promise di ridare vita al ragazzo se in cambio gli avessero offerto l’anima di sette bambini. Il giorno dell’appuntamento la ragazza scappò con il suo uomo attraversando il ponte. A questo punto la maga doveva consegnare le sette anime entro una settimana, ma morì prima per cause naturali. Da allora, secondo la leggenda, ogni notte il diavolo si presenta sul ponte per aspettare le proprie anime.

Un’altra leggenda aleggia intorno a una rudimentale sedia di marmo presente nell’isola (la vedete nella foto) di cui si dice sia appartenuta ad Attila, il temerario e temibile re degli Unni.

Per una nota più godereccia, segnaliamo i due ristoranti più caratteristici di Torcello, anch’essi improntati al clima leggendario dell’isola. Sono il “Trono di Attila” (tel. 041 730094) e l'”Ostaria Ponte del Diavolo” (tel. 041 730401).

Marco Zanus


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