Selinunte, Segesta e Mozia: i siti archeologici più importanti del trapanese
Di Nicoletta A.Per chi visita la provincia di Trapani e si interessa di archeologia, c’è un tris di assi da non perdere. Tre importanti siti archeologici che testimoniano l’importanza strategica del nordovest dell’isola nell’antichità. Luoghi particolarmente suggestivi non soltanto per le vestigia che vi si trovano, ma anche per il meraviglioso scenario dei colori e del mare della Sicilia che le circondano.
Partiamo con la zona archeologica di Selinunte, affacciata sulla costa sud dell’isola. Città fondata nel 628 a.C., che raggiunse il massimo splendore nel V secolo a.C., prima di essere distrutta da Annibale nel 409 a.C.: due secoli vita soltanto, quindi, ma molto intensa. Una passeggiata dentro l’Acropoli permette di ammirare ciò che resta dei cinque templi antichi. Di questo soltanto il tempo di Hera, anche noto come Tempio E (potete ammirarlo in alto), è stato ricostruito.
Acerrima nemica di Selinunte fu Segesta, oggi nel comune di Calatafimi, che in epoca ellenistica e poi romana fu una delle città più importanti della Sicilia. Come dicevamo, i contrasti con la vicina Selinunte furono notevoli, all’interno di un contesto più ampio di guerra con i cartaginesi con i quali Segesta era alleata nella I guerra pubblica. A Segesta restano le grandiose rovine della fase romana, tra cui un celebre tempio dorico della fine del V secolo, probabilmente neppure completato ma comunque ben conservato (nella foto). Notevole anche il teatro, parzialmente scavato nella roccia di una collina. Della fase precedente, in cui la città era dominata dagli Elimi non si vede quasi nulla, solo piccolissime tracce nel circondario.
Mozia è il nostro terzo gioiello è quella che oggi si chiama l’isola di San Pantaleo, proprio di fronte a Marsala. Mozia racconta la storia dell’inizio della presenza fenicia nel mediterraneo centrale, infatti fu fondata quasi contemporaneamente a Cartagine nel IX secolo a.C. Attraversando in barca la spettacolare laguna di Marsala (chiamata lo Stagnone) si giunge sull’antico isolotto fenicio-punico dalla vegetazione rigogliosa, dove si possono ammirare i resti di uno splendido passato: resti delle fortificazioni, delle torte, due porte di ingresso, strade lastricate, una necropoli e un tophet (santuario fenicio a cielo aperto). Al centro dell’isola una villa ottocentesca di proprietà della fondazione Whitaker (proprietaria dell’isola) ospita un interessante museo. Qui abbondano ceramiche, anfore, monete straordinariamente rare e soprattutto la statua detta Efebo di Mozia, una figura maschile in stile greco dal portamento estremamente fiero.
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Desidero aggiungere che il Parco Archeologico di Selinunte risulta essere il Parco più grande d’Europa per estensione.