Cartagena: la città più pittoresca della Colombia
Di Nicoletta A.Cartagena de Indias non è la città più popolosa della Colombia, ma sicuramente la più affascinante e amata dai turisti. Situata nel nord del paese, occupa una penisola affacciata su una baia del Mar dei Caraibi costellata di isole e ha alle sue spalle lagune-acquitrini orlati di mangrovie. Gode di un clima tropicale caldo e umido praticamente ogni giorno dell’anno: di giorno il sole è davvero feroce, mentre verso sera arrivano gli alisei a rinfrescare un po’. Ma ciò non impedisce che l’atmosfera della città sia fortemente illanguidita dal clima. Aggiungete una sontuosa architettura coloniale dai colori caldi, case a stucchi dipinti, cancellate, balconi di legno, cortili piastrellati, fontane, bougainvillee e palme e ottenete come risultato il paradigma dell’atmosfera coloniale decadente, quella perfettamente descritta da Gabriel García Márquez per esempio ne Dell’amore e di altri demoni.
La storia della città inizia con la fondazione da parte degli spagnoli nel 1533 e la rapidissima ascesa dovuta all’importanza strategica del suo porto, da cui partivano i metalli, le perle e le pietre preziose trafugate agli Incas. Nel primo secolo di dominazione spagnola Cartagena iniziò a riempirsi degli imponenti edifici dell’amministrazione coloniale, di cattedrali, chiese e conventi. Per difenderla meglio dai frequenti attacchi dei pirati gli spagnoli costruirono il Castillo de San Felipe, la più grande fortezza delle Americhe, con un cantiere che rimase aperto per duecento anni e nel quale lavorarono più di 80.000 schiavi.
Anche durante gli anni più duri della recente storia della Colombia, quella della lotta ai narcotrafficanti, Cartagena è sempre rimasta un’oasi felice, tranquillo rifugio dell’alta borghesia. Ma è soprattutto negli ultimi decenni che i turisti di tutto il mondo l’hanno scoperta: nel 1984, infatti, il centro storico di Cartagena (la Ciudad amurallada) è stato annoverato dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità. Circondato dalle poderose mura del Castillo de San Felipe di cui parlavamo sopra, la città vecchia è suddivisa in tre quartieri:
* il Centro, nel quale sono concentrati palazzi nobili, musei, piazze e chiese. In particolare, Plaza de Bolivar è proprio il cuore della città vecchia. E non a caso è circondata dagli edifici importanti: la cattedrale (del XVI secolo), il Palazzo dell’Inquisizione, il Museo dell’Oro, il Palazzo della Banca centrale. Poco lontano si trovano la chiesa e il convento di San Pedro Claver, un frate spagnolo che nel Seicento convertì ben 150.000 schiavi. La facciata della chiesa è molto sobria, in pietra e corallo, la cupola è tinta di giallo.
* il quartiere San Diego, abitato da commercianti e alti ufficiali;
* il quartiere Getsemani, da secoli popolato da ebrei, musulmani, neri e indiani, molti dei quali orefici, argentieri e sottufficiali dell’esercito.
La gente è tanta e piena di vita: c’è chi si rinfresca alle fontane, chi si rilassa sulle panchine sotto le palme. Le piazze pullulano di venditori ambulanti, lustrascarpe e simpatici mototaxi per far fare il giro della città ai turisti. Le strade del centro storico sono strettissime, come pure i marciapiedi. Gli edifici incombono sui passanti con le finestre protette da griglie di legno. A ogni casa si accede da un portone di legno decorato con borchie di bronzo: maggiore è il numero delle borchie, maggiore è l’opulenza della famiglia.
Le spiagge di Cartagena sono ruvide e nerastre, con un mare troppo violento e traditore per potersene fidare. Per questo i visitatori vanno più volentieri alle Isole del Rosario, a poco più di un’ora di barca dalla città. Sono poco meno di una trentina, molte di esse semideserte: un capanno, un porticciolo niente di più. Anche sulla maggiore, la Isla Grande, non ci sono né strade né auto. Solo 800 abitanti che vivono di pesca e turismo. L’isola è arida e rocciosa, perché di origine corallina. L’acqua è azzurra e trasparente, la costa è ombreggiata da alberi della gomma e majagua, ma le spiagge sono deserte. Perfette per lèggere, sdraiati sotto un ombrellone di foglie, tranquilli come non mai, un bel libro di García Márquez.
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Non male come destinazione, peccato solo per le spiaggie nerastre e il mare così violento, anche se gli edifici ben fatti sembrano poterli far dimenticare in fretta.